Carlo Piola Caselli
Ricordi storici, risorgimentali ed europeistici
nell'Archivio Piola Caselli


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     Pierubaldo Piola Caselli (1912-1994), quell’estate del 1934 trascorreva le proprie vacanze estive a Varazze, in attesa di partire per Imperia e quindi per l’Africa, ed aveva adocchiato una signorina di buona famiglia, che avrebbe voluto corteggiare, ospite nella “dependance” di villa Lavarello, più nota come villa Cilea, avendo il maestro sposato donna Rosa. All’epoca, non era però sufficiente che due sguardi s’incontrassero; a far loro stringere amicizia ci pensò, in maniera omerica, la dea Tetide che, a ragion veduta, inviò un’onda del mare a travolgerla ed egli si gettò a “salvarla”: il ghiaccio era rotto. Era Fiorenza, figlia del cav. Quirino Croce, un eroe, interventista, volontario corridoniano, il quale era stato ferito alla testa alla Trincea delle Frasche, (57) ma era ritornato quasi subito a combattere strenuamente fin che era caduto prigioniero dagli austriaci. Essendo, oltre che giovane industriale di strumenti di precisione (i compassi INCA), anche scrittore, aveva collaborato con vari giornali e vi è una dedica di guerra di Gabriele d’Annunzio che lo stimava. Durante i venti mesi di prigionia aveva redatto un giornale manoscritto, l’”Araldo”, con brani anche di Papini. A Milano è conservata dal comune una cospicua raccolta di cimeli da lui promossa sulla grande guerra. Vi è una vibrante lettera di Diaz a lui indirizzata, a ricordo delle gesta della “famosa compagnia della morte”. Era spirato, dopo molte sofferenze, in seguito alle gravi ferite, ed aveva rinunciato alla sua pensione a beneficio dell’erario. (58)

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(57) ) Quando i volontari facevano istruzione, cantavano, tra l’altro, Biondina capricciosa garibaldina, poi, arrivati finalmente al fronte, entrarono in azione al Monte Sei Busi, lodati dal magg. Stanziani. Il 23 ott. 1915 erano sulla linea di fuoco agli ordini del capit. De Martino. Facevano parte della 3.a comp. del 68° unita alla 4.a comp. del 32° e vi furono, quando cadde Filippo Corridoni, 32 morti, 96 feriti e 12 decorati: questi del 68° ebbero l’elogio del col. com. del 32° Ciaramella. Croce ebbe, oltre alla med. d’a., anche una promoz. per merito di guerra; essendo stato ferito, aveva coperto la fasciatura bianca alla testa con un passamontagna per continuare il servizio di linea anche notturno, senza esser scorto dal nemico.

(58) ) Quirino Croce è ricordato nel volume di Tullio MASOTTI, Corridoni, Ed. Carnaro, Milamo, 1933, pp. 215 segg., dove riporta le parole di Dino Roberto, il futuro europeista del manifesto di Ventotene, che aveva combattuto con loro. Quirino Croce ha scritto un libretto, Un fante, Romolo Bitti, Unione Grafica Lombarda, Milano, 1931, in 16°, pp.26, con molti ricordi personali, avendo combattuto insieme; a Bitti è dedicata una via a Milano. Nell’album di Croce autografi del duca d’Aosta, Umberto Cagni, Edoardo Agnelli, maggiore Ravizza, Innocenzo Cappa ed Ettore Ponti oltre a vari articoli, tra cui il trafiletto de Il giuramento dei volontari del 68° fanteria.