Quirino Croce
(1891-1931)


Quirino Croce

Quirino Croce

Nozze Fiorenza Croce Pierubaldo Piola Caselli

Nozze Piola Caselli-Croce: Teresa Garavini, Paolito Piola Caselli, Virginia Pronsato, Carlo Adamoli

Fiorenza Croce

Fiorenza Croce

Teresa Garavini

Teresa Garavini

     Il cav. Quirino Croce fu un eroe, interventista, volontario corridoniano, ferito alla Trincea delle Frasche, e ricordato nel libro di Tullio Masotti, Corridoni, con le parole di Dino Roberto, il futuro europeista del manifesto di Ventotene che aveva combattuto con loro, ma era ritornato quasi subito al suo posto a lottare strenuamente fin che era caduto prigioniero degli austriaci.
      Oltre che giovane industriale di strumenti di precisione (i compassi INCA) essendo anche scrittore, aveva collaborato a vari giornali ed ha avuto una dedica di guerra di Gabriele d’Annunzio che lo stimava. In prigionia, aveva redatto un giornale manoscritto, l’“Araldo”, menzionando anche l’amico Papini. Il comune di Milano conserva una cospicua raccolta di cimeli, da lui promossa, sulla grande guerra.
      Una vibrante lettera di Diaz, a lui indirizzata, ricorda le gesta della “famosa compagnia della morte”. Era spirato, dopo molte sofferenze, in seguito alle gravi ferite ed alla dura prigionia, ed aveva rinunciato alla sua pensione a beneficio dell’erario: erano altri tempi, in cui la dedizione alla patria era assoluta.
      Aveva preferito non fare il corso ufficiali, per guadagnasi i gradi sul campo, proprio per manifestare questo sentimento. Aveva scritto e pubblicato una breve biografia di Bitti, intrecciandovi ricordi personali.
     Quirino Croce sposò Teresa Garavini che dopo la morte di Quirino (leggi articolo) sposò in seconde nozze il capitano pilota Carlo Adamoli (1894-1942), pioniere dell’aeronautica e delle leghe leggere, industriale, caduto in missione di guerra. Dal matrimonio di Quirino e Teresa nacque Fiorenza, che sposò il capitano Pierubaldo Piola Caselli (1912-1994). Pierubaldo era entrato nel 41° regg. fant. 9.a comp. della div. Cosseria (“Cosseria, croce di ferro” aveva scritto Carducci) che raggiungeva verso la fine di settembre del 1935; poi la div. si trasferiva a Barce e quindi in Africa Orientale1. Passava quindi, dal 29 mar. 1936, al 3° battagl. del 14° fant. della div. Gran Sasso ed all’inizio del 1937 al 30° battagl. Indigeni ad Abbì Addì. (dal Bollettino dell'Archivio dell'Ufficio Storico SME, 2010)

Nozze Fiorenza Croce Pierubaldo Piola Caselli

1938: Nozze Pierubaldo Piola Caselli - Fiorenza Croce.
La sposa sul sagrato della basilica rinascimentale di San Vittore.

      Pierubaldo Piola Caselli, nell’estate del 1934, fatta la scuola allievi ufficiali di Moncalieri, trascorreva le proprie vacanze nella sua città natale, in attesa di partire, prima per Imperia e quindi per Barce e per l’Africa Orientale, ed aveva adocchiato una signorina di buona famiglia, ospite nella “dépendance” di villa Cilea, ma all’epoca non era sufficiente che due sguardi s’incontrassero, percui a far loro stringere amicizia ci pensò, in maniera omerica, la dea Tetide che, a ragion veduta, inviò un’onda marina a travolgerla ed egli si gettò a “salvarla”. Era Fiorenza, figlia del cav. Quirino Croce.
     Rientrato in Italia, nell’autunno 1938 si sposava con Fiorenza Croce. Fiorenza era molto affine a sua suocera Virginia, amanti dell’arte, della letteratura, di agiografia, leggevano insieme La leggenda aurea di Jacopo da Varagine, contemplante anche i santi guerrieri che avevano lottato per il bene, molto diversa da sua madre, Teresa Garavini, già ved. di Quirino Croce, bella, elegante, coraggiosa, a suo perfetto agio tra “belle époque” e futurismo: la carrozza era superata, il motore scoppiettante della barca o dell’automobile, le ruote del battello, persino lo sbuffare delle locomotive o i più potenti locomotori, potevano apparirle mezzi consueti, di tutti i giorni, soltanto toccare un’ala poteva appagarla, nell’udire il rombo di un motore d’aeroplano.
      Nel 1927 Teresa Garavini si divertiva nelle acrobazie, come passeggera, sugli aeroplani dell’aeroclub. Aveva letto i giornali nel 1910 sul sorvolo delle Alpi di Geo Chavez poi, avendo un cugino, ufficiale di cavalleria, reduce dalla guerra di Libia, durante la grande guerra, quando era in licenza, ambiva farsi accompagnare in un caffè in via Molino delle Armi, ritrovo degli assi dell’aviazione, dove signore e signorine sognavano di poter essere invitate ad andare, per vedere con i loro occhi gli eroici difensori della patria e, quando possibile, farne conoscenza: in seguito aveva reincontrato il pilota Carlo Adamoli, ricordando di averlo già visto là anni prima. (dal Bollettino dell'Archivio dell'Ufficio Storico SME, 2010)