Paolo Orlando
L'Archeologia e l'Ingegneria moderna per il Porto di Ostia


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     Ho richiamata brevemente la vostra attenzione sulla posizione geografica della Patria nostra nel Mediterraneo e su quella speciale di Roma, quasi a riva di mare, invidiatale da tutte le altre Capitali del continente europeo. Spero di avere dimostrato il dovere che noi abbiamo, in questo promettente momento di risveglio delle forze interne della nostra stirpe, di realizzare tale vantaggio d'inestimabile valore per Roma, aprendo un nuovo capitolo nella storia della sua civiltà.
     L'aratro e la prora devono nel momento attuale rappresentare gli scopi precipui del duro lavoro del popolo italiano.
     Ho cercato di dimostrare la non difficile possibilità sotto l'impulso del ridestato genio marinaro d'Italia, di porre nuovamente Roma nel centro di gravità del Mediterraneo, a rappresentarvi i suoi eterni diritti, ad affermare le sue giuste e naturali aspirazioni di espansione.
     Ho determinato il prevedibile assetto commerciale del nuovo porto e la sua influenza sullo sviluppo economico della vasta regione del centro d'Italia, da Grosseto a Gaeta, che attende ancora dal nostro lavoro di essere colonizzata e messa in valore.
     Non è esaltazione di patriottismo riconoscere che il porto di Roma sarà l'opera veramente rinnovatrice, l'opera più fortemente bella, e più significativa, la più ammirata dagli italiani e dai popoli stranieri che il Regno di S.M. Vittorio Emanuele III° possa dare all'Italia ed al mondo civile. Sarà imperituro monumento che tramanderà alle lontane generazioni il sentimento altissimo delle italiche tradizioni, la prova tangibile della ferma volontà unanime degli italiani di oggi di redimere la Patria ai suoi immancabili, luminosi destini. Non freddo e muto monumento di muro e di pietre, ma monumento vibrante di vita ed animatore di rinnuovantisi energie.