Paolo Orlando
L'Archeologia e l'Ingegneria moderna per il Porto di Ostia


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     A ciò si è giunti spostando a sud, verso l'estremità del delta Tiberino, la ubicazione del porto. Ne è risultato notevole accorciamento delle dighe foranee, costituenti le costruzioni più costose e difficili da eseguirsi in mare aperto.
     La linea neutra del fondo marino, cioè la orizzontale, od isobare, alla quale non giunge l'influenza dei grandi marosi, è ritenuta in Tirreno quella a profondità di 10 metri. Il fondo dunque della entrata del nostro porto, stabilita in circa 14 metri, non sarà modificato da sabbie sollevate dall'onda in fondo e tanto meno da quelle del Tevere, perché queste, come ho dimostrato, sono avviate a nord della foce e perchè, in ogni caso, non si spingono in alto mare sino a circa 1.700 metri dalla costa, ove è l'entrata del porto.
     In queste condizioni il porto della Capitale viene stabilito con migliori garanzie di conservazione e con migliori caratteristiche nautiche di quelle di moltissimi similari porti stranieri. Per esso occorre molto minore lunghezza di diga per raggiungere una profondità, per esempio, di 10 metri, cioè occorre allontanarsi dalla costa 1.400 metri, mentre per Madras ne occorrono 1.500; 1.550 per Ymuiden in Olanda; 2.120 per Boulogne; 2.370 per Porto Corsini; 2.490 per Zeebrugge in Belgio; 2.500 per Malamocco; 4.420 pel Lido di Venezia; 5.710 per La Plata e 7.500 per Porto Said.
     Del primitivo progetto sono stati sospesi il bacino interno, il canale marittimo tra questo e l'avamporto ed il canale sino al Tevere a Monte Cugno, mentre l'avamporto nei nuovi nuovi studii è divenuto il vero porto, costituito dalla diga sopraflutto, che ripara lo specchio d'acqua interno dalle onde del settore di traversia, e dalla diga frangiflutti che lo ripara dalle onde di ponente e di maestro.