Paolo Orlando
L'Archeologia e l'Ingegneria moderna per il Porto di Ostia


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     Per tutte le fatte considerazioni, per l'affermatosi rafforzamento delle finanze pubbliche e per il meraviglioso sviluppo economico del Paese ho ragione di ritenere che sia venuto il tempo felice di riprendere l'interrotto lavoro, con intendimenti necessariamente graduati alle presenti condizioni finanziarie del Paese, ma sempre nell'intento di dare alla Capitale un porto modernissimo nella sua costruzione e nei suoi arredamenti, perché ad esso, come in antico ad Ostia, affluiranno viaggiatori da tutte le parti del mondo sui più veloci moderni transatlantici e vi affluiranno i mastodontici piroscafi del commercio, insofferenti di lentezza nei servizi portuali.
     Una interessante constatazione è necessario ch'io faccia prima di procedere nella mia esposizione. Tra le materie utili quella che meno è cresciuta di costo, dopo la sconvolgente guerra mondiale, è proprio la più agognata dall'uomo: l'oro. Infatti, mentre in confronto della lira al cambio di oggi esso costa il 400% più che nel 1913, le derrate alimentari costano il 696%; le materie tessili il 701, i minerali e metalli il 708 i materiali da costruzione il 685. In analogo rapporto è cresciuto il costo della mano d'opera, ed in rapporto di gran lunga superiore il cumulo delle tasse e delle imposte.
     In conseguenza, per essere pratici, non si può pensare di riprendere la interrotta costruzione del progetto del 1914, che costerebbe sette volte quanto allora preventivato; ma si deve partire da quel progetto, come base già sanzionata dal supremo consiglio tecnico del Ministero dei LL.PP., ed introdurvi varianti che lo rendano eseguibile nelle presenti condizioni del mercato.