Paolo Orlando
L'Archeologia e l'Ingegneria moderna per il Porto di Ostia


Pagina 1 di 18       

%


     Non credo siavi altra parte del nostro globo terraqueo che abbia attratte le bramosie degli uomini antichi e dei moderni quanto il Mare Mediterraneo, di appena 3.000.000 di chilometri quadrati di superficie. Oltre che delle accanite contese degli uomini, esso fu l'epicentro di imponenti fenomeni tellurici che per le dislocazioni locali prodotte, gli diedero la configurazione attuale e le molteplici anfrattuosità. Solo per una di queste, larga appena 14 chilometri, penetra in Mediterraneo la vasta onda atlantica. Altra anfrattuosità dal lato orientale, i Dardanelli, lo mette in comunicazione con un mare interno ancor più piccolo, il Mar Nero.



Paolo Orlando con la Vittoria Alata, Ostia, dicembre 1912
[ingrandimento con dedica]

     Di questo cratere mondiale, in cui ribollirono le più virulenti passioni e le lotte di supremazia dei Fenici, dei Greci, degli Etruschi, Cartaginesi, Liguri, Latini ed Iberi, l'Italia occupa la parte centrale, attraversandolo per 1.200 chilometri dal nevoso massiccio delle Alpi all'ardente costa africana, e dividendolo nettamente in due bacini comunicanti fra loro per lo stretto di Messina e pel varco fra il Capo Lilibeo di Sicilia e la punta di Cartagine, oggi Capo Bon, di Africa, largo poco più di due ore di navigazione.
     Da qualche decennio, pel taglio dell'istmo di Suez, il Mediterraneo ha acquietato una più vasta e generale funzione nei traffici mondiali, divenendo la universale strada in cui si incontrano le perenni correnti della irrequieta umanità. Cosicché questo mare, non più strettamente interno, ha maggiormente eccitata la gara tra le Nazioni più forti, più progredite e di maggiori iniziative.