Dott.ssa Paola Olivanti
Dante Vaglieri alla Direzione degli Scavi di Ostia Antica (1908-1913)


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     Un aspetto tanto inconsueto quanto affascinante dell’archivio fotografico relativo agli anni di Vaglieri ad Ostia sta nella presenza, accanto alla tradizionale documentazione di scavo eseguita con la consueta perizia ed attenzione, di un certo numero di immagini che potremmo definire non archeologiche in senso stretto, in quanto non documentano momenti dell’attività scientifica, ma colgono personaggi e situazioni in momenti assolutamente informali. Non per questo risultano, a chi sappia leggerle con il giusto spirito, meno preziose. (30)
     Rientra nelle capacità di gestione e nello spirito pratico dimostrato da Vaglieri l’acquisto (giugno 1908) delle attrezzature necessarie per l’impianto di una ferrovia Decauville (fig. 5), salutato con grande entusiasmo da R. Finelli in una delle sue Relazioni Quindicinali per lo snellimento del lavoro e soprattutto delle operazioni di scarico della terra dello scavo. (31) Inoltre gran parte delle attrezzature per il cantiere (ponteggi di legno, carrucole, argani) venne acquistata sempre in questi anni per iniziativa di Vaglieri, come si è potuto stabilire dalla documentazione di archivio (relazioni quindicinali, registri degli inventari). Tra questo materiale, ancora in uso alla fine degli anni ’20, compare, accanto alla Decauville (binari, scambi, vagoncini) un ponteggio di legno di abete completo di scale, acquistato nel primo trimestre del 1913 (fig. 6).
     Con la presenza costante ad Ostia del Direttore e dei suoi collaboratori, la Direzione degli Scavi divenne anche, inevitabilmente, un luogo di studio. Dunque Vaglieri concepì la creazione di una fornita biblioteca, che includeva le edizioni principali dei classici latini e greci, le maggiori pubblicazioni archeologiche dell’epoca (con argomenti che spaziano dalla topografia, alla scultura, alla ceramica), diversi manuali anche di argomento non archeologico e tutti i titoli di soggetto ostiense.

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(30) Senza spingersi in considerazioni analoghe a quelle fatte sulle foto di Th. Ashby (C.F. Giuliani, ‘Attualità di Thomas Ashby’, AA.VV., Il Lazio di Thomas Ashby 1891-1930, Roma 1994, 13), si può senza dubbio affermare che per Dante Vaglieri la fotografia è stato uno strumento fondamentale ed insostituibile di documentazione e di tutela (si veda per esempio la campagna fotografica sui monumenti da salvare prima dell’espansione edilizia, svolta dall’Associazione Archeologica Romana). Senza dubbio manca alle foto di Vaglieri (raggruppiamo sotto il suo nome, anche se non siamo certi della paternità, tutte le fotografie scattate tra il 1907 ed il 1913) il fascino dei paesaggi scomparsi che tanto oggi ci emoziona davanti alle foto di Ashby, ma si tratta evidentemente di foto di lavoro, quasi sempre scattate al termine dello scavo (rarissime sono infatti le immagini di scavi in corso). Le rare immagini che non si riferiscono al cantiere ci riportano effettivamente ad una immagine del Tevere che sarebbe scomparsa di lì a pochi anni, o allo splendore naturalistico di Porto, quasi che come Ashby immaginasse “un grandioso parco archeologico-monumentale” (Giuliani, cit.).

(31) Relazione quindicinale di R. Finelli al Sig. Direttore, 8 giugno 1908: SAO, Archivio Storico, fasc. R 42.