Dott.ssa Paola Olivanti
Dante Vaglieri alla Direzione degli Scavi di Ostia Antica (1908-1913)


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     Al suo arrivo ad Ostia il quarantaduenne Vaglieri trovò dunque una sorta di campo di battaglia (fig. 2), devastato da secoli di “escavazioni” che soltanto negli ultimi decenni dell’Ottocento avevano ricevuto la dignità di campagne di scavo più strutturate. L’aspetto nuovo ed importante dell’operato di Vaglieri è proprio quello di aver avviato una serie di indagini cui sottendeva un progetto preciso, esplicitato da Vaglieri stesso nella prefazione al volume di Paschetto sugli scavi ostiensi: “Triplice è il mio programma e sotto questo triplice punto di vista considererò questi scavi: 1) completare lo scavo degli edifizi precedentemente non messi del tutto alla luce, curando insieme la conservazione di tutte le rovine già scavate; 2) congiungere i singoli gruppi di rovine; 3) facendo degli scavi in profondità ed esaminando i minimi particolari, chiarire lo svolgimento della storia di Ostia”. (19)
     L’aspetto manageriale dell’attività di Vaglieri ad Ostia emerge molto chiaramente da un episodio chiave nella storia amministrativa della Direzione degli Scavi: la ripresa delle indagini e la loro sistematica prosecuzione furono infatti favorite da un accordo, tanto proficuo quanto strumentale, con il Comitato “Pro Roma Marittima”, presieduto dall’ing. Paolo Orlando, che contribuì al finanziamento dello scavo insieme al Ministero della Pubblica Istruzione e al Ministero dei Lavori Pubblici. (20)
     Già nei primi mesi del 1907 la Società Agricola Ravennate effettuò degli sterri in via della Fontana “per il recupero dei calcinacci” da utilizzare in operazioni di bonifica. (21) Vaglieri fece effettuare un rilievo grafico e fotografico dell’area edito poi in Notizie degli Scavi del 1907 (fig. 2A), impostando fin dall’inizio quella puntuale corrispondenza tra documentazione scritta e visiva, che è una preziosa caratteristica del suo operato. (22)

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(19) D. Vaglieri, ‘I recenti scavi di Ostia Antica’, prefazione a L. Paschetto, Ostia colonia romana Roma 1912, V-XI. Il testo di Paschetto è ancora oggi fondamentale per la conoscenza della storia degli scavi di Ostia prima dell’arrivo di Vaglieri. Per una sintesi sugli scavi nella prima metà del secolo si veda G. Becatti, ‘Commemorazione di Guido Calza’, MPAA 1946/1947 (?), 000-000.

(20) P. Orlando, Alla scoperta del mare di Roma, Roma 1940, 245-257. Il progetto del Comitato prevedeva la sistemazione della via Ostiense ed il suo prolungamento fino al mare (completato nel 1907), nonché la realizzazione della ferrovia Roma-Ostia Mare, i cui lavori iniziarono nel 1918 e terminarono nel 1924.

(21) D. Vaglieri, ‘Ostia. Recenti ritrovamenti di antichità’, in NSA 1907, 18-19 (sterri in via della Fontana). Il recupero della terra di risulta degli scavi era iniziato in realtà già qualche anno prima: G. Marcelli, P. Casadei, ‘Relazione quindicinale del lavoro degli operai di Ostia, 3 marzo 1905’. SAO, Archivio Storico, fasc. R 42: “…Il Sig. Armuzzi verrà a parlare con il Sig. Direttore…per avere 3000 metri quadri di terra presa alli scavi…”. Armando Armuzzi era un ravennate giunto a Fiumicino nel 1884 alla testa di 420 romagnoli, incaricati della bonifica dello Stagno di Ostia. (Pane e lavoro, p. 000)

(22) NSA 1907, 212, figg. 1-2. L’uso della fotografia nello svolgimento e nella pubblicazione dello scavo archeologico era iniziata alla metà nel XIX sec.: già Charles Newton intorno al 1850 aveva utilizzato la fotografia come supporto alle sue ricerche per conto del British Museum, ma poi nella pubblicazione aveva preferito servirsi di litografie. Il primo in assoluto a pubblicare uno scavo corredato della documentazione fotografica è stato l’austriaco Alexander Conze, che dopo la seconda missione a Samotracia, nel 1875 pubblicò un’accurata edizione scientifica degli scavi (cfr. G. Daniel, A hundred and fifty years of Archaeology, London 1975, p. 165 sgg.)