Carlo Piola Caselli
La corazzata Avérof varata a Livorno


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L’interesse storico che comporta

     Essa è di grande interesse storico e navale, anche perché è l’unico esemplare ancora esistente di una categoria di navi, gli incrociatori corazzati, che hanno rivoluzionato le tecniche costruttive e del combattimento navale. (139)
     Infatti, pur essendo denominata “corazzata”, si tratta in realtà di un “incrociatore corazzato” ed è l’unico esemplare, sopravissuto alle demolizioni, di questo tipo. Infatti, l’”Aurora” e l’”Olimpia”, conservati rispettivamente a San Pietroburgo ed a Filadelfia, sono incrociatori protetti, con un dislocamento che è della metà, mentre la “Mikasa” è una corazzata pre-dreadnought conservata in secca a Yokosuka, ma sono tutte e tre degli assemblaggi, ovvero delle ricostruzioni, per renderle simili allo stato originario. Solo l’Avérof è come un “mobile interamente autentico”! La “Mikasa” è il risultato della demolizione dell’ “Almirante Latorre” (ex britannica “Canadà”), mentre l’Avérof non solo è quasi totalmente originaria ma è anche in grado di navigare. (140)
     Un altro aspetto curioso di questo incrociatore corazzato è questo: si tratta, indubbiamente, di un’unità della flotta greca, dal passato particolarmente glorioso, che meriterebbe un poeta del calibro di Ugo Foscolo per immortalarne le gesta, come il poeta italiano, oriundo greco, già fece per Nelson, sia pur in pochi incisivi versi; ma questo incrociatore corazzato, pur essendo un museo greco, è stato concepito e realizzato completamente in Italia, per cui la cosa più logica sarebbe dargli una paternità italiana ed una maternità (la maternità si lega alla madrepatria) greca, gemellandolo idealmente quindi nelle relazioni culturali tra l’Italia e la Grecia ma, soprattutto, dichiarandolo “patrimonio dell’umanità”. Questo auspichiamo, con queste pagine, per cui sarebbe opportuno anche celebrarne la costruzione, il varo e le gesta con un francobollo gemello italiano e greco.

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(139) V. MARCHI, M. CARIELLO, Ibid., scheda tecnica, p. 384. Roberto RIU, E l’incrociatore divenne museo. Dal varo a Livorno al Pireo, giornale “Il Tirreno”, 30 agosto 1997.

(140) Wichipedia, l’enciclopedia libera.