Carlo Piola Caselli
La corazzata Avérof varata a Livorno


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     In questi pochi cenni ed atti di Cunduriotis riscontriamo tutte le caratteristiche della preparazione spirituale per una “guerra santa”.
     Sono le 9,22 quando due lampi appaiono dalla torre di prora della corazzata turca “Barbarossa”, esempio subito seguito, incessantemente, dalle altre unitŕ, mentre i colpi da parte greca sono piů rari e piů accorti. Tutta questa esibizione avversaria, quasi a voler mostrare i muscoli, per intimorire i greci, dura 10 minuti. Cunduriotis, allo scoperto, continua a dirigere le operazioni. I suoi ufficiali lo vorrebbero al riparo, ma egli rimane imperturbabile al suo posto, assumendo dal ponte dell'Avérof la storica decisione: messe le caldaie al massimo, alla velocitŕ di 20 nodi, alle 9,55 la corazzata č sull'asse ortagonale alla flotta turca. Purtroppo, l'antenna č stata abbattuta dal fuoco avversario per cui le segnalazioni, con esultanza turca, non possono raggiungere le cacciatorpediniere greche. Allora Cunduriotis decide di affrontare la flotta avversaria solo con l'Avérof (il “Seďtan papňr”, o nave del diavolo, come la chiamano i turchi).
     Mentre l'Avérof é impegnata sotto il tiro nemico, le navi turche, fattesi coraggio, escono dallo stretto, per cui ha luogo la grande battaglia di Ellis, della durata di 63 minuti. La banda dell'Avérof continua a suonare a poppa; questa potente corazzata, trovandosi ad occidente, č stata costretta ad abbandonare la preda. Cunduriotis, scoraggiato, attende alcune ore davanti allo stretto ma, nulla essendo ulteriormente accaduto, alla fine la flotta rientra, alla sera, al proprio ancoraggio.