Carlo Piola Caselli
La corazzata Avérof varata a Livorno


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     Esordisce dando l'impronta ufficiale al suo discorso, per l'onore conferitogli da Sua Eccellenza il Ministro della Marina, trattenuto a Roma da gravi ragioni di Stato, che gli hanno impedito d'intervenire alla cerimonia: porge quindi, a suo nome, alla nazione amica ed alla nave, l'augurio di glorioso avvenire.
     Duplice festa, sia per la nazione amica (ripete quest'aggettivo) e il suo nobile rappresentante, cui prende parte la Marina d'Italia, sia per l'industria navale, per l'alta mente e la sagace direzione del comm. Orlando e il solerte lavoro degli operai livornesi, in questo operoso cantiere che si afferma per i bisogni moderni, secondo a nessun altro.

     Oggidì le facili e celeri comunicazioni marittime, eliminata ogni barriera, consentono alle varie nazioni di guadagnare dei mercati mondiali, per cui ogni nuova nave da guerra che tuteli gli interessi dei traffici della propria nazione è segno di vitalità. Navi di commercio e navi da guerra vanno infatti di pari passo: accrescendo la capienza delle prime e la potenza delle seconde, ci rendiamo conto che la via del mare è la via maestra del movimento mondiale, la quale però deve esser vigilata e protetta. “Tale è il compito principale delle navi da guerra: compito alto di pace di civiltà e di progresso”.
     La Grecia ha dato grande impulso, in questi ultimi anni, al suo traffico commerciale. Possa l'Avérof, cui il Cantiere Orlando ha dato vita, segnare l'inizio di una rinnovata e forte marina da guerra, per la vigilanza e la difesa del traffico sempre crescente, offrendosi come importante fattore di progresso e di pace tra i popoli. (Applausi). (96)

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(96) Gazzetta Livornese, 12-13 marzo 1910, p.1, col. 5.