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Finito il discorso, scoppia il grido “zito!” = “evviva!”: intanto si elevano le note maestose dell'inno greco, poi un applauso prorompe dalle varie tribune, tra sventolio di fazzoletti, quindi s'intona la marcia reale.
Trascorre qualche minuto, per quest'operazione, in un'attesa silenziosa e fremebonda. Quindi il comm. Orlando grida “tagliate le bozze” e subito un picchiare di asce e di scuri rintrona nell'aria. Pochi altri comandi concitati; una quantità di operai, spingenti argani, fanno forza ed ansano nella corsa in tondo: si ode qualche colpo sordo, qualche scricchiolio.
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Un esempio di un varo non ben riuscito, proprio in questi cantieri, sarà quello della “Trento”, il 4 ottobre 1927, che
si arresterà bruscamente, dopo esser scivolata per 40 metri, e solo un mese dopo, il 4 novembre, tirata dal piroscafo
passeggeri “Principe di Udine”, riuscirà a scender completamente in acqua: V. MARCHI, M. CARIELLO, Ibid, p.213.
Notiamo però che, all’epoca di questo, i due cugini Beppinuzzo e Beppe Neo non erano più alla guida del cantiere,
essendo già morti. Possiamo ricordare quello della portaerei inglese “Formidabile”, avvenuto a Belfast, mossasi prima
del via, minacciando di piegarsi sul fianco, finalmente scivolata in mare gettando però in aria il legname che la
tratteneva: i rottami dell’impalcatura, ricadendo sulla folla, uccidevano una donna e ferivano una ventina di persone:
illustrazione di Luca Beltrame, La Domenica del Corriere, 27 agosto – 2 settembre 1939.
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