Carlo Piola Caselli
La corazzata Avérof varata a Livorno


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Il varo

     Finito il discorso, scoppia il grido “zito!” = “evviva!”: intanto si elevano le note maestose dell'inno greco, poi un applauso prorompe dalle varie tribune, tra sventolio di fazzoletti, quindi s'intona la marcia reale.
     Gli invitati devono scendere infine da questo palco, per dirigersi verso le tribune, rimanendo su di esso solo il comm. Giuseppe Orlando ed il cav. Giuseppe Orlando, i quali, contornati da vari ingegneri, devono dirigere le delicatissime ed importantissime operazioni del varo.
     Sono le 11 e 17'. Ad un breve comando del comm. Orlando, rimbombano i primi colpi secchi. Cadono i lunghi puntelli di legno: le lacune della verniciatura, che erano coperte da essi, vengono tosto dipinte. Sui fianchi dell'incrociatore pendono dei cartelli con il suo nome. Vi è molta trepidazione ed attesa. Non si sa mai. (76)

     Trascorre qualche minuto, per quest'operazione, in un'attesa silenziosa e fremebonda. Quindi il comm. Orlando grida “tagliate le bozze” e subito un picchiare di asce e di scuri rintrona nell'aria. Pochi altri comandi concitati; una quantità di operai, spingenti argani, fanno forza ed ansano nella corsa in tondo: si ode qualche colpo sordo, qualche scricchiolio.
     Sembra di rivivere le pagine di D'Annunzio de La Nave, pubblicata due anni fa, o l'omonima opera di Elémir Bourges, del 1904. (77)
     Tutti, nell'ansia, sono in silenzio, molti trattengono il respiro, infine pare che si muova ma, nella prospettiva, non è del tutto chiaro:

* * *

(76) Un esempio di un varo non ben riuscito, proprio in questi cantieri, sarà quello della “Trento”, il 4 ottobre 1927, che si arresterà bruscamente, dopo esser scivolata per 40 metri, e solo un mese dopo, il 4 novembre, tirata dal piroscafo passeggeri “Principe di Udine”, riuscirà a scender completamente in acqua: V. MARCHI, M. CARIELLO, Ibid, p.213. Notiamo però che, all’epoca di questo, i due cugini Beppinuzzo e Beppe Neo non erano più alla guida del cantiere, essendo già morti. Possiamo ricordare quello della portaerei inglese “Formidabile”, avvenuto a Belfast, mossasi prima del via, minacciando di piegarsi sul fianco, finalmente scivolata in mare gettando però in aria il legname che la tratteneva: i rottami dell’impalcatura, ricadendo sulla folla, uccidevano una donna e ferivano una ventina di persone: illustrazione di Luca Beltrame, La Domenica del Corriere, 27 agosto – 2 settembre 1939.

(77) Di D'Annunzio sono rimaste famose le due frasi: Arma la prora e salpa verso il mondo e, con il varo, La patria è su la nave!; ne La Nave, dramma filosofico e mitico di Bourges (1ª parte, 1904; 2 parte, 1922): lotta di Prometeo, liberato per vincere, attraverso lo spirito, le forze oscure del male, le necessità, il destino e la materia, ispirato agli argonauti.