Carlo Piola Caselli
La corazzata Avérof varata a Livorno


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La grande importanza del varo

     Passiamo al secondo paragrafo, “La grande importanza del varo”, che precisa: “dato l'avanzamento dei lavori e il montaggio di molta parte del macchinario a bordo, acquista maggiore importanza rispetto al varo della “Pisa”. Oltre a ciò” … “avrà montati” … “i mozzi delle eliche, le pale, e ciò è stato fatto per dare la possibilità alla nave, quando sarà allestita, di eseguire subito le prove e rientrare in bacino con le proprie macchine, evitando così il rimorchio. Il peso della nave nel momento del varo sarà di circa 4200 tonnellate. L'Avérof è lo scafo più pesante che si sia costrutto sopra lo scalo e, tenendo conto del piccolo specchio d'acqua, rispetto a quello dello scalo della “Lepanto”, dove fu varato pure il “Pisa”, si sono dovute prendere maggiori precauzioni nella sistemazione delle rattenute, dovendo arrestare la nave prima che lasci completamente lo scalo”. Così continua: “La cinta è formata di due potenti gomene di 18 centimetri di circonferenza; le estremità di queste sono fissate a robusti corpi murati attaccati a terra. Attraverso le gomene sono stati piazzati 29 traversini. Lo specchio d'acqua è minore di quello della “Pisa” di oltre 20 metri. Essendo uno scalo moderno, costruito per impostarvi il piroscafo “Umbria”, non furono fatte opere di completamento nella parte subacquea e quindi l'attuale avanti-scalo è stato costruito con degli zatteroni di circa 4 metri di altezza dal fondo”. (43)

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(43) Gazzetta Livornese , 9-10 marzo 1910, p. 2.