Carlo Piola Caselli
La corazzata Avérof varata a Livorno


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     Poi, avendo i francesi assunto il ruolo di mediatori, il sogno dei siciliani svaniva. Gli Orlando tentavano la resistenza, con i cannoni da loro tolti dall'arsenale di Tolone, posti sotto le mura, continuando poi a combattere a Catania, tornando indi a Palermo ma poi, il Parlamento, dopo un anno e un giorno d'indipendenza, accettava la mediazione francese ed il 15 maggio 1849 i Borboni entravano a Palermo.
     Un paio di settimane prima gli Orlando, con altri 250 patrioti, si erano imbarcati sulla pirofregata “Indipendenza” diretti a Venezia, dove ancora si combatteva, ma anche in mare il governo di Napoli aveva la mano lunga, per cui la nave veniva dirottata a Marsiglia, dove venivano tutti sbarcati ed il piroscafo sequestrato.
     Gli esuli si disperdevano ed i tre fratelli Orlando riparavano a Genova, una cittŕ in pieno fermento industriale, terreno fertile per appassionati di macchine a vapore, essendo in sintonia con quanto aveva espresso Cavour nel parlamento subalpino.
     Acquistato un grande fabbricato a Porta Pila, lungo la riva orientale del Bisagno, fatto arrivare da Palermo il corredo dell'officina, si mettevano a costruire ferri da stiro (dell'epoca), letti di ottone, poi tubature per acquedotti; rilevavano quindi una segheria a Sturla, un'officina a San Pier d'Arena: nel 1852 avevano giŕ 152 dipendenti. Il 16 febbraio Luigi si fidanzava con Maria Parodi per sposarsi il 29 maggio. Da questo matrimonio nasceranno Rosalia, Giuseppe, Salvatore, Paolo, Rosolino, Luigi, Settimia, Ottavia e Maria.