Carlo Piola Caselli
Il card. Carlo Francesco Caselli (parte seconda)


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1797

     Quest’inizio d’anno le armate austriache nel nord Italia son disposte lungo l’ampia linea dell’Adige, in modo da fronteggiare l’armata francese. Il generalissimo, pur obbligato a riposo a Milano “da umor resipiloso ad un piede”, non ha mancato di impartir ordini tanto che in breve i suoi uomini si son accresciuti di oltre 30.000 combattenti. Non perde però di vista, con l’altro occhio, i maneggi di pace.

     Infatti, ha luogo a Vienna un congresso tra il suo gen. Le Clarke e l’austriaco conte di Lehrbach ma, un po’ il tipo di dialogo tra sordi un po’ i successi francesi, inducono a sciogliere la conferenza. Il conte parte allora per Trento dove tiene un consiglio di guerra, in cui interviene il gen. Alvinzy, mettendo in atto le operazioni malgrado la rigidità della stagione, mentre il principe Reuss sostituisce il gen. Davidowich.

     Appena riavutosi dall’incomodo, Bonaparte, accompagnato da Giuseppina e dalla marchesa Visconti, si trasferisce a Bologna, seguito da 2.000 uomini e da coorti assoldate dai milanesi e dai cispadani, volendo far pressione per far adottare dalla corte di Roma un sistema pacifico, acui invece prova essa ad allontanarsi sempre di più, nell’intento di sobillare Reggio, Modena, Bologna e Ferrara, dichiaratesi città libere, e di voler favorire il maresciallo Wurmster, qualora tentasse di uscir da Mantova per gettarsi su Ferrara e sugli stati del Papa.

     Bonaparte ha inoltre di mira di concludere un negoziato con il granduca di Toscana, circa la guarnigione di Livorno. Muove intanto da Verona 10.000 uomini per stringere maggiormente Mantova, che gli austriaci vorrebbero libera. Intanto il 2 Alessandria è caduta in mano dei francesi, dopo un blocco di sette mesi.