Carlo Piola Caselli
Il card. Carlo Francesco Caselli (parte seconda)


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     La morale che possiamo cominciare a trarne, intanto, è questa, mentre i greci distinguevano e disquisivano tra carattere apollineo e dionisiaco, noi, nella nuova era, dobbiamo orientarci anche nella dicotomia, sempre esistita, ma ora ognor più evidenziantesi, tra ”avere” ed “essere”: vedremo infatti sempre più emergere i caratteri dei personaggi, nelle sfide della vita, e potremo capirli meglio in questa chiave di lettura. Anche nel Vangelo possiamo trovare, in varie parti, mirabilmente delineata questa sfida, nel maligno che offre di divenire suo strumento nel dominio del mondo, oppure nella contrapposizione tra il ricco che è povero ed il povero che è ricco: il derelitto Lazzaro era povero, ma “era”, ed “è” ormai sereno tra le braccia di Abramo, mentre il ricco Epulone, colui che tanto “aveva”, soffre nella dannazione della tribolazione eterna, per non aver saputo sublimare nell’amore la sua ricchezza, che aveva parametrato così in maniera puramente materiale.
     

1794


     Il 1° gennaio don Cristoforo Spinola scrive una lettera in latino (come usa tra religiosi delle varie nazionalità) a Caselli, riguardante la congregazione dedicata a M. Addolorata, per fedeli di entrambi i sessi. (128) Con l’inizio del nuovo anno, il generale evade la corrispondenza col solito scambio di auguri e qualche nota aggiuntiva. (129) Invece più lunga quella a Dini, in cui osserva che “nel convento dei Servi abbia fatto progressi una pace apparente, lo crediamo; reale ne dubitiamo molto”, precisa di non aver ancora stabilito la celebrazione dei capitoli provinciali, che cadono quest’anno. Confida che P. Cella, essendosi sentito male, non avendo potuto continuare gli orali, se si porterà bene, sarà creato baccelliere extra collegium, occorrendo dar coraggio ai giovani a concorrere, quando se lo meritino. (130)

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(128) O.S.M., 17, Caselli. Fonte principale di questo capitolo: O.S.M., Epistulae Priorum Generalium, s. I, v. 43 (1794), ff. 218v-283v e v. 44 (1794), ff. 2-12v.

(129) Il 1° genn. ai PP. Ambr. Ghioldi a Montecchio (quar. a Ravenna anziché Perugia, dove va P. Lena), Gius. M. Gatti a Forlimpopoli (aug. da estendere a mons. vesc. di Bertinoro), Gius. Fil. Natali a S. Gior., Gio Franc. Conti a Budrio (congrat. essendo stato chiamato dal vesc. di Forlì pel quar. in cattedrale), Franc. Lomi a Montecchio (buon esame in Parma per le confess., bravi i suoi allievi, li “coltivi sempre più con impegno”), Am. Acerbi a Budrio (quar. a Bardi), Paolo Lazari ai Servi (quar. a Parma), Gius. Montanari (quar. a Budrio), bacc. Mich. Rivelli (quares. a Passignano), Pell. Lena a Lucca (quar. a Perugia), al sig. Luigi Cartova a Bagnacavallo (suo figlio P. Pell.).

(130) Il 1° a Dini continua: sulla figliolanza per Civitella si sarebbe sbagliato il fù P. Pecoroni, comunque vediamo se potremo mantenere 5 anziché 4 individui e come insegnanti si susseguiranno P. Battilana, P. Tosgobbi destinato dal fù P. Fancelli, P. Predieri che verrà a Roma, non “faccia luogo a qualche sorpresa”, Gio Franc. Conti che predicava a Forlì.