Carlo Piola Caselli
Il card. Carlo Francesco Caselli (parte prima)


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     Cecilia Sardi, di Castellazzo, essendo rimasta vedova e con un minore, implora che il suo figlio servita possa assisterla e, su relazione di Caselli, Sua Santità, nell’udienza del 29 gennaio, benignamente annuisce. Il 18 marzo la sacra congregazione deve pronunciarsi in merito alla nullità della professione di Angelo Beltrami, in base all’esame delle carte di Fr. Carolus Caselli Procurator Generalis Ordinis Servorum B.M.V. e di Fr. Angelicus Cardi Cigoli Secrius Curiae. In altro foglio, la facoltà di vendere una casa a Forlì.
     Interessante è il profilo comportamentale del Caselli, lo stile di vita che emerge nel rimettere, da S. Marcello, alla sacra congregazione, il 1° aprile 1790 la supplica al S. Padre del P. m.ro Gio Angelo M. Baudisson, per impetrare i privilegi di definitor generale, per divenirne perpetuo, ma, malgrado abbia il ricorrente interessato all’uopo il ministro del re di Sardegna, il nostro procuratore gen. si dice spiacente di dover significare il proprio dissenso, per quest’istanza che già era stata rigettata da Sua Santità, ma anche per le qualità sia della supplica che del supplicante e definendola singolare, ad eccezione del breve di Clemente XIII: letture e prediche possono far strada a cariche e impieghi “sempre che vengano accompagnate da un religioso contegno”, con “dose di saviezza e prudenza”,”la stima e buona opinione del Pubblico, al quale spetta il conferirle; ma come questo corredo di prudenza (,) saviezza e religiosità purtroppo manca talvolta ad alcuni, così avviene che il Pubblico poi non vuol concorrere a promuoverli” per non parlare delle insufficienti doti, su cui chiede di esser dispensato da un’analisi più approfondita, lasciando uno spiraglio: “Si guadagni Egli colla sua condotta la stima, e buona opinione de’ suoi Correligiosi”, “Risparmierà così a sé il rossore delle replicate negative ed al Proc. Gen. il dispiacere di non poter secondare le rispettabili premure dell’E.V.”.