Carlo Piola Caselli
Il card. Carlo Francesco Caselli (parte prima)


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     Caselli vien quindi inviato, con lettere patenti del 2 maggio, come maestro, ossia insegnante, di teologia, nel convento di Santa Maria dell’Olmo, subito fuori Montecchio, vicino a Reggio Emilia, nei domini del duca di Modena, rimanendovi per tre anni.
     Dobbiamo osservare che, cimentandosi nell’insegnamento, alla Ratio studiorum che ha delineato i suoi programmi scolastici, deve ora integrare il Methodus studii philosophici et teologici secondo le intenzioni del nuovo generale, Francesco Raimondo Adami, un profondo teologo con alle spalle una disputa con Giovanni Lami attaccante Giovanni Gualberto de Soria sull’esistenza di Dio e sull’immortalità dello spirito umano del 1745-47, già fondatore con l’umanista olandese Lorenzo Mehus e con Ottaviano Buonaccorsi nel 1742 del Giornale dei Letterati, da cui ha spinto lo sguardo anche oltre frontiera, presentando l’esame della fisica e della metafisica di Leibniz, delucidando Newton, promuovendo l’innesto del vaiolo.
     Soffermandoci un attimo sull’Adami, per poter comprendere, per analogia, Caselli, possiamo rifarci all’analisi critica di Marcello Verga, secondo cui il Giornale dei Letterati era più attento della Novelle del Lami ai temi inglesi e francesi che si stavano diffondendo in Europa e, sia pur cauto verso importanti opere della philosophie, faceva tesoro delle pubblicazioni di economia, da Butel Dumont e Véron de Forbonnais al Ragionamento di Antonio Genovesi alla traduzione della Storia del commercio della Gran Bretagna di John Cary, ma anche la seconda serie (dal 1771) mostrerà una certa reticenza ad insinuarsi appieno, salvo qualche eccezione, negli accesi dibattiti degli anni delle riforme leopoldine. Tuttavia, le sfumature, possono essere assai preziose per gli storici. A volte, come dimostrerà il Caselli, i moderati hanno più chanches per rivoluzionare i sistemi. Anche Maria Pia Paoli, trattando quella storiografia ecclesiastica a partire dal Muratori, ravvisa una teologia intenta a confrontarsi col libero pensiero, in un approccio oscillante tra fisica newtoniana ed erudizione: non mancano personaggi – sottolinea – come l’Adami, che tentarono di coniugare teologia e metafisica, e nel territorio in cui il giansenismo trovò un terreno fertilissimo persino nella stessa gerarchia ecclesiastica (Scipione de’ Ricci), non pochi furono i professori dello studio pisano a sostenere questa corrente (significativa l’esperienza di Gian Lorenzo Berti). Infatti, gli anni del declino del collegio teologico pisano corrisponderanno alla parabola discendente giansenista. (31)

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(31) Marcello VERGA, La cultura del settecento, dai Medici ai Lorena, Firenze, 1999, in “St. della civiltà italiana”, v. V, “I lumi del settecento”, a cura di F. Diaz; Maria Pia PAOLI, pp. 417-60, di Storia dell’Università di Pisa, II, 1767-1841, a cura della Commissione Rettorale per la st. dell’univ. di Pisa, Pisa, 2000, pp. 1242. Per la biogr. di Adami, ROSCHINI, Ibid.., ripreso in toto da G. Micoli, in Diz. Biogr. degli It., con un minimo di bibliografia in più.